A Caltabellota non ci si passa, ci si va. Adagiata su una montagna che durante certi rigidi inverni con la neve schiude al visitatore un lindo fazzoletto di case – presepe, lo storico paesino era avvolto, un tempo, da una selva di lecci e di querce, assieme a macchie di carrubbo che annotò anche Goethe nel suo Viaggio in Sicilia, considerando quella pianata come uno dei simboli della campagna di quaggiù. In seguito s’è fatta rigogliosa , una vegetazione di mandorli, ulivi, agrumi e vigneti. L’antico nome arabo Kalat – Al – Ballut, ossia rocca delle querce, richiama invece memori e suggestioni di un diverso paesaggio.

Situato a 750mt il paese evoca le caratteristiche di un antico borgo nobile e potente.

Una significativa testimonianza è l’eremo con annesso convento e la Chiesa di San Pellegrino.

Famosa per la ricchezza delle acque e la fertilità della terra, Caltabellotta ha da sempre puntato sulle risorse agricole e pastorali tramandate sino ai giorni nostri attraverso la grande produzione di olio d’oliva e di miele, oltre agli allevamenti curati in aziende a carattere familiare. Ma a ripercorrere la storia delle origini di questo paese, resta la disputa scientifica se realmente Caltabellotta sia stata la primitiva Kamicos. Più di 150 anni fa l’archeolo tedesco Schumbring trovò numerosi reperti di necropoli sicane, giungendo alla conclusione che proprio in quei luoghi sorgesse la Kamicos fondata dal mitco re Kokalos.

In epoca romana, il borgo fù teatro di guerra servile, quando gli schiavi ribelli si asserragliarono all’interno della cinta muraria resistendo all’esercito romano fino al 99aC.

Alle spalle del paese si ergono i resti di un antico castello normanno, posto in posizione strategica per scrutare l’orizzonte africano e talmente protetto da risultare imprendibile.

Caltabellottà non è una delle mille città del mondo ma un vero luogo dello spirito. Lo storico Giustolisi nel suo “ Vescovo e il drago” afferma: “ Nessuno sa dire cosa aleggi in questo strano e misterioso paese. Certo è che nella luce abbagliante una giornata di sole , l’anima si sente avvolta in un velo di tenebra”.